Le Leggi delle XII Tavole sono la prima raccolta di testi giuridici religiosi che risalgono alla Roma più antica.
Questo visibile qui sopra è una parte dei Fasti Prenestini visibili al Museo Nazionale Romano, sono datati tra l'introduzione del Calendario Giuliano (di cui articolo il 7 febbraio 2016) ed il 22
ev, e rappresenta in modo frammentario i mesi da Gennaio ad Aprile, e Dicembre.
Il computo romano era profondamente diverso dal nostro, e di seguito cercheremo di capire in che modo leggerlo, seguiamo l'ordine di esposizione del calendario stesso:
Le fonti riportano anche la descrizione di alcuni vasi e suppellettili usati durante i riti sacri, la maggior parte servivano per le libagioni di vino, prova della sua grande importanza in ambito religioso. In generale tutti gli strumenti usati in un sacrificio dovevano essere purificati, troviamo ad esempio vasa pura [Plaut. Amph. 1126. Capt. 861] e in Ovidio vediamo un mercante prelevare acqua lustrale con un urna purificata attrvaerso suffimenta (suffitta urna) [Ov. Fast. V, 675 - 676]. Era anche usanza cingerli con corone o vittae [Verg. Aen. I, 724; Serv. ad loc.]. Secondo gli autori di età imperiale, in epoca arcaica i Romani usavano solo supellettili di terracotta e, in omaggio a questa tradizione, ancora alla loro epoca le supellettili sacre erano in terracotta [Plin. Nat. Hist. XXXV, 46, 158; Val. Max. IV, 4, 11; Apul. Apol. XVIII; Dion. H. II, 23]
Nella religione romana, non era possibile compiere riti sacri senza la presenza di un focolare
<nè è lecito che si svolgano sacrifici pubblici o privati senza il fuoco>
[Serv. Aen. III, 134]
In particolare i focolari domestici erano consacrati alle divinità protettrici della casa, Lares e Penates [Serv. Aen. III, 178; III, 134; VI, 152].
Le offerte, le libagioni e parti delle vittime che erano destinate agli Dei, venivano bruciate, per fare questo i romani accendevano dei fuochi (definiti in generale foci [Serv. Aen. XII, 118]) su “supporti” chiamati altaria o arae, oppure su semplici focolari accesi sul terreno, foci.
Nella lunga storia della Roma antica non vi è sempre stato un unico calendario, l'evoluzione culturale e sociale dell'Urbe attraverso i secoli ha condotto ad un processo di cambiamenti in ambito calendariale tali per cui partendo da un approssimato calendario lunare, si è giunti ad un calendario solare estremamente simile al calendario Gregoriano in uso oggi da noi.
Nei libri dei pontefici gli alberi erano divisi in due gruppi: arbores felices e arbores infelices.
La felicitas è stata interpretata semplicemente come l’essere portatori di frutto (seguendo Plinio, vedi oltre), fecondi [Serv. Georg. I, 154], tuttavia, se consideriamo che felix poteva essere anche un condottiero vittorioso e che non tutti gli arbores felices sono piante che danno frutti, capiamo che questa accezione è limitativa.
Una delle feste principali nel monto romano, i Saturnalia, erano celebrate tra il 17 ed il 23 dicembre seguito immediatamente dal Dies Natalis Solis Invictus e preceduto dalla festa del Sol
Indiges. Due feste queste strettamente legate tra loro sia in termini temporali che in termini concettuali.
Innanzi tutto bisogna sottolineare, al contrario di quanto più volte sottolineato sensazionalmente da diverse pubblicazioni recenti, i Saturnalia non erano il Natale della Roma antica,
anzi! Se proprio i Saturnalia erano l'esatto opposto.
A meno di voler ignorare l'aspetto sacrale del Natale e guardare solo quello legato a decorazioni e regali.
Non si può definire "semplice" la rituaria romana, essa comprende numerose conoscenze teoriche e pratiche che si vedono necessarie per poter eseguire un rito.
Questo gran numero di norme sono fortunatamente fatte salve da un nutrito numero di fonti, diversamente da quello che avviene per altre realtà pagane.
In questa serie di articoli sul Rito Romano cercheremo di dare delle indicazioni precise e puntuali (dove possibile) su come compiere un rito, in modo tale da dare a tutti la possibilità di
farlo.
L'ordine per argomento seguirà lo stesso del rito vero e proprio.
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Nella complessa struttura del calendario Romano riconosciamo ancora in epoca tarda l'eredità di quello che era il calendario lunare in tre festività che si ripetono ogni mese: Kalendae (KAL), Nonae (NON) ed Idi.
Recentemente ci è pervenuta una teoria secondo la quale gli
Dei antichi (nello specifico della conversazioni quelli romani) non avendo più avuto per secoli templi e offerte si sarebbero ridotti a Larve, e pertanto oggi sarebbero impossibili da venerare o
sarebbe comunque inutile farlo.