Rito Romano V: struttura del rito

Non si può definire "semplice" la rituaria romana, essa comprende numerose conoscenze teoriche e pratiche che si vedono necessarie per poter eseguire un rito.
Questo gran numero di norme sono fortunatamente fatte salve da un nutrito numero di fonti, diversamente da quello che avviene per altre realtà pagane.
In questa serie di articoli sul Rito Romano cercheremo di dare delle indicazioni precise e puntuali (dove possibile) su come compiere un rito, in modo tale da dare a tutti la possibilità di farlo.
L'ordine per argomento seguirà lo stesso del rito vero e proprio.


E' di difficile comprensione se i riti romani avessero o meno una rigida struttura, da quanto è evidente nelle fonti riportate troviamo tanti riti con la medesima struttura, quanti altri invece con una semplice offerta diretta alla divinità interessata.
Quindi appare proponibile l'idea che esistano due forme di rito romano, una che prevede una struttura, mentre un altro dove si offre direttamente alla divinità interessata.
Traendo dalle fonti possiamo dire che:
riti strutturati: purificazione campi (Catone), mietitura del campo (Catone) 

riti diretti: cena sacra/dape per buoi (Catone), diradazione di un bosco sacro (Catone), Lemuria (Ovidio, Fasti)


(notare che questi termini sono del tutto arbitrari, non ci sono fonti che evidenzino una netta separazione tra i due)

Apparentemente non vi è nessuna logica su questa suddivisione, molto probabilmente potendo avere maggiori esempi di riti avremmo maggiori strumenti per fare delle divisioni.
Se doveste pensare che magari i riti strutturati riguardano i campi, mentre gli altri no, sottolineamo in anticipo che il rito per la diradazione del bosco sacro allo scopo di coltivare prevede una formula lievemente diversa, e che il rito si ripeta ogni anno.

Una soluzione che vorremmo proporre è che i riti strutturati siano quelli da portare durante le feste, ed i momenti importanti, mentre i riti "diretti" invece siano brevi offerte con richieste dove non è necessario disturbare metà del pantheon romano.

Fatta questa premessa procediamo a descrivere queste due situazioni.


Rito Diretto: 

dopo aver compiuto l'adeguata preparazione rituale  ci si accosta agli Dei e si offre direttamente alla divinità alla quale bisogna fare richiesta.

Rito Strutturato:

questo rito si divide in "apertura", parte centrale, a cui segue una "chiusura" con "piacolare".
Bisogna precisare che la chiusura e la piacolare sono citate in alcune fonti, ma non sono descritte, in altre parole non abbiamo le formule usate. La inseriamo perché è abitudine consolidata di molti gruppi romani odierni, e perché ci appare sensato. Precisiamo che Catone inserisce la piacolare non al termine del rito, ma solo nel caso in cui dopo aver compiuto l'offerta questa non sia gradita alla divinità (ed appaiano segni di ciò) e dopo l'offerta stessa anziché a fine rito.

1) "Favete Linguis"

2) Apertura: a) offerta d'incenso a Giano (Dio degli inizi)

                    b) offerta d'incenso a Giove (re degli Dei)
                    c) offerta di vino a Giano
                    d) offerta di vino a Giove
3) parte centrale del rito: qui si compiono le offerte  alla divinità per cui state facendo il rito. Per questo rimandiamo all'articolo sulle formule. Se le divinità a cui offrire fossero più di una bisognerà andare in ordine d'importanza. In occasione di una festività particolare la divinità più importante sarà quella a cui quella festa è dedicata, a seguire le altre secondo normale ordine d'importanza. Se KAL-NON-IDUS dovessero cadere lo stesso giorno della festa priorità sarà data alle divinità di queste, poi a quelle della festa, ed a quel punto avanti in ordine d'importanza. In questo punto s'inserisce la piacolare di cui parla Catone, per cui fatta l'offerta -non gradita- ad una divinità si fa un'altra offerta alla stessa.
4) piacolare e chiusura: terminate tutte le offerte, prima di concludere si offre nuovamente a Giove Ottimo Massimo e a tutti gli Dei invocati nel caso di errore, questa è la piacolare usata abitualmente dai pagani romani odierni (ribadiamo che invece Catone vuole dopo ogni offerta una piacolare verso quella sola divinità in caso ne sia evidente il dispiacere).
Il rito si conclude poi in vario modo: Catone non pone una chiusura, diversamente spesso usa dire "ita vultis, ita est" o semplicemente "ita est", a cui segue la formula "illicet" ed i gesti che già abbiamo visto.

 Emanuele Viotti

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