<[15] Rhodiis navibus praeerat Euphranor, animi magnitudine ac virtute magis cum nostris hominibus quam cum Graecis comparandus. Hic ob notissimam scientiam atque animi magnitudinem delectus est ab Rhodiis qui imperium classis obtineret. Qui ubi +Caesaris+ animum advertit, 'Videris, mihi,' inquit, 'Caesar, vereri, si haec vada primis navibus intraris, ne prius dimicare cogaris quam reliquam classem potueris explicare. Nobis rem committe: nos proelium sustinebimus — neque tuum iudicium fallemus — dum reliqui subsequantur. Hos quidem diutius in nostro conspectu gloriari magno nobis et dedecori et dolori est.' Caesar illum adhortatus atque omnibus laudibus prosecutus dat signum pugnae. Progressas ultra vadum IIII Rhodias navis circumsistunt Alexandrini atque in eas impetum faciunt. Sustinent illi atque arte sollertiaque se explicant; ac tantum doctrina potuit ut in dispari numero nulla transversa hosti obiceretur, nullius remi detergerentur, sed semper venientibus adversae occurrerent. Interim sunt reliquae subsecutae. Tum necessario discessum ab arte est propter angustias loci, atque omne certamen in virtute constitit. Neque vero Alexandreae fuit quisquam aut nostrorum aut oppidanorum, qui aut in opere aut in pugna occupatum animum haberent, quin altissima tecta peteret atque ex omni prospectu locum spectaculo caperet precibusque et votis victoriam suis ab dis immortalibus eceret.>
<[15, 1] Era a capo delle navi rodesi, Eufrate, uomo degno di essere comparato per grandezza d'animo e per valore con i nostri uomini più che con i Greci. [2] Costui era stato prescelto dai Rodii a tenere il comando della flotta per la sua chiara perizia militare e per la sua magnanimità. [3] Quand'egli vide che Cesare esitava, disse
<O Cesare, mi sembra che tu tema, passando con le prime navi questo guado, di essere costretto a combattere prima di poter schierare il resto della flotta. [4] Affida a noi l'incarico; noi sosterremo il combattimento, finché gli altri non ci seguano, e non saremo da meno del tuo giudizio. Ci dà troppo dolore e vergogna che costoro già da lungo tempo si mostrino così spacconi al nostro cospetto>.
[5] Cesare lo incitò, facendogli grandi lodi; quindi diede segnale della battaglia. Dopo che quattro navi rodesi ebbero passato il guado, gli Alessandrini le circondarono e le assalirono. [6] Quelli resistettero e si spiegarono in ordine con abilità e destrezza e tanto giovò la loro perizia che, pur essendo in numero minore, nessuna offerse il fianco alle navi nemiche e di nessuna furono rotti i remi, ma sempre si paravano di fronte, quando quelle incalzavano. Intanto seguirono le altre. [7] Allora per forzza si dovette rinunciare per la strettezza del luogo dell'arte tattica e l'intera lotta stette nel valore. [8] Ma in Alessandria non vi fu nessuno dei nostri e degli abitanti che erano occupati nei lavori di fortificazione o nelle opere di assedio che non salisse sulla cima dei tetti e scegliesse un posto in luogo eminente per osservare la mischia e che non chiedesse agli Dei immortali con preghiere e con voti la vittoria per i propri compagni.>
Caio Giulio Cesare(?), De Bello Alexandrino, 15
Emanuele Viotti
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