Verae amicitiae

 <Ab his qui pecudum ritu ad voluptatem omnia referunt longe dissentiunt, nec mirum; nihil enim altum, nihil magnificum ac divinum suspicere possunt qui suas omnes cogitationes abiecerunt in rem tam humilem tamque contemptam. Quam ob rem hos quidem ab hoc sermone removeamus, ipsi autem intellegamus natura gigni sensum diligendi et benevolentiae caritatem facta significatione probitatis. Quam qui adpetiverunt, applicant se et propius admovent ut et usu eius, quem diligere coeperunt, fruantur et moribus sintque pares in amore et aequales propensioresque ad bene merendum quam ad reposcendum, atque haec inter eos sit honesta certatio. Sic et utilitates ex amicitia maximae capientur et erit eius ortus a natura quam ab imbecillitate gravior et verior. Nam si utilitas amicitias conglutinaret, eadem commutata dissolveret; sed quia natura mutari non potest, idcirco verae amicitiae sempiternae sunt. Ortum quidem amicitiae videtis, nisi quid ad haec forte vultis.>

<Da questi concetti dissentono radicalmente coloro [gli Epicurei] che, come gli animali, conducono tutto al piacere, e non c'è da stupirsi. Infatti nulla di alto, di magnifico e di divino, possono guardare coloro che hanno abbassato ogni pensiero a una cosa tanto umile e disprezzata. Per questo motivo li teniamo fuori dal discorso, ed invece cerchiamo di capire da noi stessi che dalla natura derivano il sentimento di amore e la stima quando si manifesta un segno di onestà. Coloro che ad essa aspirano, si stringono e si avvicinano più da presso a colui che hanno iniziato ad amare, per godere della sua familiarità e dei suoi costumi, per essere assolutualmente uguali nell'amore e più propensi a rendere servigi che a chiederne, ed affinché tra essi se ne faccia una gara. Così si ricavano i maggiori vantaggi dell'amicizia ed il suo nascere dalla natura piuttosto che dalla debolezza, sarà più nobile e genuino. Infatti se l'interesse cementasse le amicizie, esso stesso le dissolverebbe una volta mutato. Ma poiché la natura non si può cambiare, ecco che le vere amicizie sono eterne. Ecco dunque qual'è l'origine dell'amicizia, a meno che non vogliate aggiungere qualcosa.>

 

 

Cicerone, De Amicitia, 32

 

 

Emanuele Viotti

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