Pratica comune a tutte le popolazioni del globo è una tipologia di offerta votiva definita ex voto.
Il termine ex voto deriva dalla locuzione latina ex voto suscepto ovvero "secondo la promessa fatta", utilizzato in ambito cristiano come formula incisa sulle offerte votive
lasciate alle divinità di questi come ringraziamento per un favore ricevuto.
Per estensione il termine ha portato ad indicare anche offerte votive di altre religioni nei tempo presenti e, per quello che interessa maggiormente noi, passati.
La differenza concettuale tra un'offerta normale ed un ex voto sta nel momento in cui viene offerto e la ragione di questo momento.
L'offerta avviene immediatamente dopo la richiesta all'interno di un rito, inoltre non si ha una garanzia che la divinità abbia accolto tale offerta e che sia intenzionata ad esaudirci.
L'uso di bruciare l'alloro come sistema per interpretare il favore o meno della divinità a fine rito, non conta in questo discorso in quanto è una forma divinatoria, perciò un sistema secondario
alla logica base della differenza tra offerta ed ex voto.
L'ex voto invece viene offerto a distanza di tempo, ovvero lo si dedica nel momento in cui la divinità ha soddisfatto la nostra richiesta.
In linea teorica qualsiasi cosa può essere data alla divinità sotto forma di offerta, come di ex voto, per quanto i due dovevano avere caratteristiche diverse.
Le offerte le abbiamo già descritte nell'articolo Rito Romano VII, riassumendo devono essere mai utilizzati per altro
scopo (ed ovviamente inutilizzabili dopo averli offerti), diversi in base alla divinità ed al tipo di richiesta. Ovvero è la stessa offerta ad avere un valore intrinseco.
Per quanto concerne gli ex voto invece, essi si dividono in oggetti che avevano un uso prima di essere dedicati, ed oggetti nati appositamente.
Esempi di armamenti (come i numerosi elmi tipo Negau portanti iscrizioni con il nome dell'offerente) oppure oggetti d'uso quotidiano ritrovati in fosse votive, erano
probabilmente oggetti nati con uno scopo proprio, d'uso in ambito profano, la cui modifica sul piano materiale (come incidervi il nome di chi l'offre, oppure a chi viene offerto) e l'atto di
offerta, lo "modificano" rendendolo un validissimo ex voto.
Le parti anatomiche ritrovate nel Santuario di Pantanacci rientrano tra gli oggetti fabbricati
appositamente, ovvero uteri, mani, bocche, seni (etc), in terra cotta realizzati tramite calchi prefabbricati, e dovevano essere venduti appositamente nei pressi del santuario affinché i fedeli
favoriti e guariti da Giunone (a cui era dedicato) potessero acquistare ed offrire ex voto -adeguati alla malattia- alla divinità.
Questo ci porta alla seconda differenza, e cioè che non conta il valore intrinseco dell'oggetto, ma ciò che esso rappresenta. Non viene infatti offerto qualcosa come ex voto perché di grande
valore, ma bensì perché esso rappresenta qualcosa, e quindi dedicare l'elmo che si è usato in battaglia è valido tanto quanto una raffigurazione fittizia di un arto guarito dalla
malattia.
Ne consegue la terza differenza, e cioè che non è la divinità il metro di scelta come nelle offerte, bensì il metro diventa il favore concesso dalla divinità. Non venivano infatti
offerti tronchi aperti con le viscere in mostra ad Ercole a Palestrina perché qualcuno di questi elementi gli fosse sacro, ma bensì perché evidentemente Ercole aveva in qualche modo curato
quel male a chi l'ha offerto.
Appunto da sottolineare è che insieme ad ex voto di carattere di oggetti o di parti anatomiche, ritroviamo in diversi luoghi dell'europa romana (Halatte nord di Parigi, Pesaro, Capua, Tarquinia,
lo stesso Tevere, etc) ex voto di animali.
La funzione di questi possiamo diversificarli in due scopi più comunemente accettati: il rito di sostituzione (sacrificandolo al posto dell'animale vero), l'altro invece come offerta per la
protezione delle greggi. A questi due se ne aggiunge un terzo sostenuto da Oliver de Cazanove, che spiegherebbe l'esistenza di parti anatomiche anche animali, ovvero che esistessero forme di ex
voto a scopo terapeutico anche per gli animali (elemento non raro dato l'ampio spazio che lo stesso Catone nel De Agri Cultura alla guarigione per i buoi).
Emanuele Viotti
Didascalia immagini:
1) Insula IX, Ostia Antica recita <FELICISSIMUS EX VOTO F> <Felicissimus ha fatto (F=fecit) [il mosaico] per un giuramento>
2)Elmo etrusco tipo Negau, 474 aev, oggi al British Museum. Questo esempio è uno tra i tanti, in questo caso l'iscrizione in greco siracusano dice <Ierone, figlio di Deinomene, e di Siracusa,
ha dedicato a Zeus Etrusco (Tinia) a Cuma>, ma ve ne sono altri con iscrizioni etrusche o addirittura il famoso caso con iscrizione datata al IIsec aev che recita <harikastiteiva\\\ip>
ovvero secondo la traduzione di Markey <Harigast il sacerdote>, nome germanico che però scrive in etrusco. Mentre secondo Gustav Must si tradurrebbe in <Hariχas Titieva> nome retico,
dove il primo nome è Venetico (e non germanico) mentre il secondo propriamente etrusco.
3) ex voto fittile di animale che allatta, IX-I sec aev, etrusco, attualmente al Museo Civico Archeologico Etnologico Palazzo dei Musei di Modena
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