Non sono molto numerose le informazione pervenuteci sulle pratiche di terapeutica in epoca romana, da quel poco che sappiamo è evidente il carattere prettamente analogico, come in molte
culture antiche.
Il presupposto teorico di base dell'analogia è che per ottenere un certo effetto lo si deve ricreare similmente con altro, la rassomiglianza in termini di concetto (e di ciò che le componenti
rappresentano) producono un effetto nella realtà.
Un esempio che può rendere più chiara l'idea la troviamo nel rito per curare un uomo dalla lussazione:
<Se hai qualcosa di lussato, con questo incantesimo tornerà sano. Prendi con te una canna verde lunga 4 o 5 piedi [1,2-1,5 m]; fendila in due parti; due uomini le tengano ferme all'altezza
dell'anca. Allora comincia a recitare questa formula:
montas uaeta daries dardares astataries dissunapiter
finché non si riuniscano le due parti.
Agiterai sopra un ferro Quando si saranno riunite, e l'una avrà toccato l'altra, prendi la canna con una mano e recidi le estremità, a destra e a sinistra; lega i pezzi di canna alla parte del corpo lussata o fratturata: tornerà sana.
A ogni modo ripeterai tutti i giorni la formula magica:
huat haut haut ista sistaris ardannabou damnaustra>
[De Agri Cultura CLXVIII]
L'idea analogica è che un'azione su un oggetto esterno possa essere trasmessa ad uno che diversamente non si può raggiungere. Quindi l'azione di rinsaldare il bastone, rinsalderà grazie
all'adeguata (intraducibile) formula anche l'osso rosso.
Sempre all'interno di Catone si trovano tre elementi particolari che indicano una coerenza tra la terapeutica e la normale pratica romana:
<[...] Tutte queste cose si devono mondare, pestare e dare stando dritti. Deve anche essere a digiuno colui che le dà [...].
Tanto il bue che la prende quanto l'animale che la somministra, debbono stare in piedi, dritti e si deve adoperare un vaso di legno>
[De Agri Cultura LXXXI]
Tratto da un medicamento per buoi e pertanto chiaramente non adatto all'essere umano (a meno che non vogliate ingerire sale, alloro, porro, upiglio, aglio, incenso, erba sabina, tura, pampini di
vite, fave bianche, vino e carboni ardenti!) l'elmento su cui si vorrebbe concentrare l'attenzione è che, come già descritto in Rito Romano I e II, la pratica romana prevede una preparazione rituale (digiuno), che si debba essere non a contatto diretto del terreno, sollevati (quindi
calzati), e stanti dritti, elementi ripetuti anche in LXXII oltre che -come già detto nei citati articoli- nelle iconografie ed altre fonti scritte.
Sappiamo inoltre che vi era l'uso di brevi formule allo scopo di scacciare i mali:
<Corge, corcedo, stagne
pastores te invenerunt,
sine manibus colligerunt,
sine foco coxerunt,
sine dentibus comederunt>
<Mal di pancia, mal di pancia, arrestati
i pastori ti trovarono,
senza mani ti raccolsero,
senza fuoco ti hanno cotto,
senza denti ti mangiarono.>
[Varrone De lingua latina]
Qui l'elemento analogico sta nel fatto di dichiarare nulla la causa prima del malessere. Ovvero un gioco per cui l'ammissione iniziale di aver preso la malattia, viene negato dall'impossibilità stessa di poterla prendere (raccolta senza mani, cotta senza fuoco, mangiata senza denti). Ricordando che incantesimo viene da "in cantum" ovvero "fatto in modo cantato" cioè mettendo in evidenza il concetto per cui è la sonorità, la parola, a dare forza alle cose. Elemento che troviamo anche nel cristianesimo <in principio era il verbo>.
Altra fonte interessante sono i Fasti di Ovidio, dove viene riportata la ricetta per la puls una specie di polenta di fave, farro e maiale, della quale cibarsi nel mese
di Maggio, ed in particolare durante la festa dei Carnaria in onore della Dea Carna (le Kalendae di Giugno), grazie alla quale ci sarebbe risparmiati ogni sorta di male legati all'apparato digerente.
Il mito narra che le Strigi (delle vecchie trasformate in uccelli, che si nutrono delle viscere e
del sangue dei neonati) facciano visita al povero Proca, nato da cinque giorni, e rimasto
nel suo letto incustodito. Le Strigi si avventano sul pargolo, ma sentendo il lamento la nutrice accorre e questi uccelli fuggono via, lasciandolo in fin di vita. Allora la nutrice corse da Crane (Carna è riportata anche con questo nome) ed ella rispose:
< "Scaccia il timore" le dice "il piccolo a te affidato sarà
salvo".
Venne alla culla; la madre e il padre piangevano:
"trattenete le vostre lacrime", disse, "lo curerò io stessa".
Subito con una fronda di corbezzolo tocca tre volte -una
dopo l’altra- la porta, e tre volte con la fronda di corbezzolo fa segni sulla soglia, cosparge
di acqua l’ingresso -e l’acqua conteneva un magico filtro- [ovvero compie la lustratio ndr] e prende viscere crude d’una porcella di due mesi, dicendo <Uccelli notturni, risparmiate le viscere infantili: in cambio di
un piccolo fanciullo cade una piccola vittima. Cuore per cuore, vi prego, e fibre per fibre
prendete: codesta vita vi offriamo in cambio di una vita migliore> compiuto il sacrificio,
dispose le viscere tagliate all’aria aperta, e proibì di guardarle a coloro che assistevano al
rito: e dove una piccola finestra illuminava la camera, depose un ramo di Giano [dio
protettore delle porte e dei varchi ndr], che era biancospino. [...]
Domandi perché in queste calende si mangi il grasso lardo, e si mescolino fave insieme
con farro caldo? [...] Il maiale era pregiato, con la carne si celebravano le feste; il suolo
offriva soltanto fave e duro fatto.
Si dice che chiunque mangi questi due cibi insieme nelle Calende del sesto mese, non
debba soffrire di mali alle viscere.>
[Ovidio, Fasti 6.150-166 e 169;170;179-182]
Qui troviamo due pratiche con diversi scopi: uno è un “rito di sostituzione”, infatti non rispetta le la regola dell'analogia, è un vero e proprio rito dove si sacrificano le viscere
del maiale al posto di quelle del bambino.
Il secondo invece, dove ci si nutre della puls invece è un rito terapeutico.
Esistono poi esempi di ex voto (statuette in terracotta offerte) che rappresentano parti del corpo malate, deposte nei pressi dei santuari, com'è il caso del Santuario di Lanuvio dedicato a Giunone. Questi molto probabilmente erano ancora riti di sostituzione per cui si deponeva alla divinità la parte del corpo malata, allo scopo che questa lo guarisse. Gli ex voto non hanno soltanto uno scopo terapeutico, possono essere offerti in sostituzione delle reali offerte (troviamo nella documentazione archeologica anche animali).
Emanuele Viotti
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Giandomenico (domenica, 06 dicembre 2015 20:44)
Salve, una domanda. Ma con il capitolo XII è possibile considerare la serie de Il Rito Romano conclusa?
Emanuele Viotti (lunedì, 07 dicembre 2015 11:45)
@Giandomenico:
Si è conclusa, mi concedo la possibilità in un secondo momento di aggiungere altre proposte di ricostruzioni di riti, ma quello che c'è scritto è tutto quanto necessario per ritualizzare in privato.