Non si può definire "semplice" la rituaria romana, essa comprende numerose conoscenze teoriche e pratiche che si vedono necessarie per poter eseguire un rito.
Questo gran numero di norme sono fortunatamente fatte salve da un nutrito numero di fonti, diversamente da quello che avviene per altre realtà pagane.
In questa serie di articoli sul Rito Romano cercheremo di dare delle indicazioni precise e puntuali (dove possibile) su come compiere un rito, in modo tale da dare a tutti la possibilità di
farlo.
L'ordine per argomento seguirà lo stesso del rito vero e proprio.
Cosa serve per compiere un rito?
Anticipiamo che tutti gli oggetti atti alla rituaria devono essere: puliti, nuovi e mai utilizzati per altro scopo.
Questo perché lo scopo che s'imprime ad un oggetto deve essere quello sacro.
In realtà potremmo discutere sul confine (molto labile) in antichità tra sacro e profano, ma in ogni caso appare che presso i Romani gli oggetti sacri erano creati esclusivamente a tale
scopo.
Il minimo indispensabile per compiere un rito comprende:
- qualcosa per coprire il capo (ad esempio un velo), di qualsiasi colore (tranne viola o nero) e preferibilmente in lana o lino (materiali usati già in antichità)
- braciere, un piattino va benissimo purché sia materiale ignifugo (sconsigliamo i metalli, sia per motivi pragmatici che sacri)
- offerte (es. incenso in grani, non in bacchette, che si trova in qualsiasi erboristeria)
Il braciere potete accenderlo (per bruciare le offerte) con legna oppure con i carboncini che trovate in erboristeria, o nelle tabaccherie che vendono materiale per narghilè.
Se siete in casa sarebbe preferibile che dedichiate un luogo preciso ed esclusivo alla pratica rituale, fosse anche un ripiano in una libreria (attenzione che i fumi nel tempo anneriscono muri e
libri).
Materiale consigliato:
- pinzette, per prendere le offerte e tenere i carboncini durante l'accensione
- patera, una scodella per versare i liquidi offerti sull'altare (o nel braciere)
- contenitori per le offerte usuali (es. uno per l'incenso, uno per il farro, etc.)
- larario, era lo spazio sacro dedicato agli antenati ed alle divinità familiari, all'interno del quale si compiva gran parte della pratica rituale romana (lo spazio anche se dedicato, non era
esclusivo), e che conteneva le immagini delle divinità familiari.
- candele o lanterne ad olio
Materiale facoltativo:
Premesso che non ci sono limiti al necessario, nel senso che troverete utili alcune cose che poi non lo saranno più (non nel cassonetto!), e
considerando che tutto potrebbe essere utile e quindi nulla lo è.
E tenendo a mente anche che per la buona riuscita di un rito non è necessario vivere in un magazzino, inseriamo "altro" che potrebbe essere più utile in generale, senza quindi osservare le necessità specifiche.
- altari dedicati a singole divinità
- bruciaprofumi
- contenitore per l'acqua per le abluzioni, e relativo asciugamano
- statue di divinità (anzi, durante i riti rischia di distrarre, e toglie dalla memoria che gli Dei non sono esseri con una forma fisica che camminano con la sembianza antropomorfica.... solo nel cristianesimo gli uomini sono fatti ad immagine di un dio)
In ogni caso, la cosa più utile in assoluto è avere sincerità e cuore puro, quindi non meditare su secondi fini.
Come si smaltisce il materiale rituale non più utilizzabile?
Come già detto non va nel cassonetto.
In ogni santuario romano (ma anche greco, e di altri popoli dell'area mediterranea) troviamo delle fosse con all'interno i resti di rituali (compresi oggetti rotti, a volte volontariamente
per impedirne un secondo utilizzo), questo già da sé spiega quale debba essere il destino degli oggetti rituali non più utili o utilizzabili. Addirittura alcuni riti prevedevano la creazione ad
hoc di oggetti rituali da essere usati per un solo rito, poi rotti e sepolti (come nei banchetti funebri).
Un oggetto rituale che si rompe, anche involontariamente, va sepolto e non riparato o lasciato lì, statue comprese.
Per quanto concerne gli avanzi dei riti precedenti o delle offerte (incenso carbonizzato, cenere etc.), non è necessario eliminarlo al termine di ogni rito, lo si può accumulare per un
po'.
Tale accumulo è anzi una valida alternativa all'uso di terra come isolante tra il braciere ed il fuoco/carboncino.
Sapendo noi che in Roma i resti di cenere del fuoco di Vesta venivano gettati nel Tevere una volta l'anno durante la festa dei Vestalia (9 giugno poi diventato in età repubblicana dal 7 al 15
giugno) nel giorno definito QStDF (Quando Stercus Delatum Fas, quando l'immondizia del tempio è stata portata via il giorno è fasto), possiamo presumere che tale usanza fosse applicata in misura
minore nella quotidianità per l'eliminazione delle ceneri ed i resti delle offerte nel privato. E quindi gettare i resti delle offerte in un fiume.
Se non avete un fiume nelle vicinanze, anche in un vaso all'aria aperta dove il vento possa portare via i resti di cenere.
Emanuele Viotti
Rito Romano VII ------- Rito Romano IX
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