Contra cuius copias contendas

<[44] Interea ex secundo commeatu quem a Sicilia miserat Alienus, navis una, in qua fuerat Q. Cominius et L. Ticida, eques Romanus, ab residua classe cum erravisset delataque esset vento ad Thapson, a Vergilio scaphis naviculisque actuariis excepta est et ad Scipionem adducta. Item altera navis trieris ex eadem classe errabunda ac tempestate delata ad Aegimurum a classe Vari et M. Octavi est capta, in quo milites veterani cum uno centurione et nonnulli tirones fuerunt; quos Varus adservatos sine contumelia deducendos curavit ad Scipionem. Qui postquam ad eum pervenerunt et ante suggestum eius constiterunt, 'non vestra' inquit 'sponte vos certo scio, sed illius scelerati vestri imperatoris impulsu et imperio coactos cives et optimum quemque nefarie consectari. Quos quoniam fortuna in nostram detulit potestatem, si, id quod facere debetis, rem publicam cum optimo quoque defendetis, certum est vobis vitam et pecuniam donare. Quapropter quid sentiatis proloquimini.'

[45] Hac habita oratione Scipio cum existimasset pro suo beneficio sine dubio ab his gratias sibi actum iri, potestatem eis dicundi fecit. Ex eis centurio legionis xiv "pro tuo" inquit "summo beneficio Scipio, tibi gratias ago – non enim imperatorem te appello – quod mihi vitam incolumitatemque belli iure capto polliceris, et forsan isto uterer beneficio, si non ei summum scelus adiungeretur. Egone contra Caesarem imperatorem meum apud quem ordinem duxi, eiusque exercitum pro cuius dignitate victoriaque amplius + XXXVI annos + depugnavi, adversus armatusque consistam? Neque ego istud facturus sum et te magnopere ut de negotio desistas adhortor. Contra cuius enim copias contendas, si minus antea expertus es, licet nunc cognoscas. Elige ex tuis cohortem unam quam putas esse firmissimam, et constitue contra me; ego autem ex meis commilitonibus quos nunc in tua tenes potestate, non amplius X sumam. Tunc ex virtute nostra intelleges, quid ex tuis copiis sperare debeas."

[44, 2] anche un'altra nave trireme dello stesso convoglio, smarritasi, dopo aver errato a caso, da una tempesta fu spinta ad Egimuro, e fu catturata dalle navi di Varo e di M. Ottavio. In essa vi erano dei soldati veterani con un centurione e alcuni coscritti. Varo  li prese senza arrecar loro offesa e li fece portare da Scipione [Quinto Cecilio Pio Metello Scipione n.d.r]. [3] Quando essi giunsero  presso di lui e si fermarono dinanzi al suo seggio disse:

<So certamente che non di vostra volontà, ma perché costretti dal comando e dall'imposizione del vostro scellerato comandante, voi, malvagiamente perseguitate i nostri concittadini e tutti gli onesti. [4] Poiché ora la sorte vi ha portato in nostro potere, se difenderete, com'è vostro dovere, insieme con gli onesti la Res Pvblica, vi è assicurata la vita e avrete un premio in denaro. Perciò dite, qual è l'animo vostro?>

 

[45, 1] Con questo discorso Scipione stimava che per la sua benevole proposta senza dubbio quelli lo avrebbero ringraziato, quindi diede loro la facoltà di parlare. [2] D'essi un centurione della Legio XIV disse:

<Per il tuo grande beneficio, o Scipione -infatti non voglio chiamarti comandante-, ti ringrazio, perché essendo tuo prigioniero di guerra, mi prometti la vita salva. Forse io accetterei la tua generosità, se non vi fosse unita una proposta di scelleratezza. [3] Dunque io, con le armi in pugno, dovrei mettermi contro il mio comandante Cesare, sotto il quale ho militato come sottufficiale, comandando reparti del suo esercito, per il cui onore e dignità ho combattuto per più di trentasei anni? [4] Non lo farò, e ti consiglio vivamente di non insistere. Ti è possibile ora conoscere contro chi e contro quale esercito hai preso le armi, se già prima non ne hai fatto esperienza.

[5] Scegli una delle tue coorti, quella che stimi più forte e schierala contro di me; io sceglierò non più di dieci dei miei commilitoni che ora hai prigionieri.

Allora dal nostro valore potrai comprendere che cosa tu debba sperare dal tuo esercito>

 

 

Centurione ignoto, messo poi a morte con i suoi uomini da Quinto Matello Scipione

 

Cesare, Bellum Africum 44-45

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